Il giornalista torinese racconta il calvario della malattia. Ma la scienza fa progressi e conta sulle terapie geniche
Raccontare la propria esperienza per dare coraggio agli altri, soprattutto ai bambini che, come lui, affrontano una vita con l’emofilia. È questa la principale ragione che ha spinto Salvo Anzaldi, giornalista torinese con una diagnosi arrivata molto tardi, solo all’età di otto anni e mezzo, di correre la maratona di New York….Continua su LaStampa>>